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  • Immagine del redattoreLaura Bertolini

Apocalypse

Tutti parati dietro lo schermo

nessuno si accorge delle trincee.

Il podcast della vita distrae

dalla fobìa della morte.

Il soffio all’orecchio,

nell’atrofia della gente,

è d’invertir le rotte

ma è un suono sordo

che nessuno sente.

Un occhio alla natura

dice che Gaia era malata

d’un cancro snaturato

denominato uomo.

Un focolaio al posto del fuoco,

una violenta pettinata

le strappa i nervi via dal capo.

Si alza un lenzuolo di vuoto

sulle strade, per le scale,

e nei tragitti in cielo.

Gaia respira!

Escono i cervi dalla pineta.

Sbucano dai vasi di fiori

maree di scarafaggi

in battaglioni militari

violano le frontiere,

invadono i paesaggi.

Si diffonde un veleno

che mina la libertà.

È un male universale,

la sovranità nazionale

scivola sul pantano

nel delirio mondiale.

Nella falce eugenetica

una febbre pandemica,

un vibrare invisibile,

una battaglia invincibile

nella corsia d’ospedale

dove non lottano soldati

ma medici e infermieri.

I cassieri nei supermercati

sedano la rappresaglia

del panico da carestia.

La casa diventa una barriera

una distanza sicura

una possibile biosfera

dove ricostruirci,

dove ripensarci.

E in questa resistenza

dobbiamo mantenerci

uniti, vivi

e immuni.


Apocalypse

All shielded behind the screens,

nobody notices the trenches.

Life’s podcast distracts us

from the phobia of death.

In people’s atrophy,

the whisper in the ear,

is to change course,

but it’s a dull sound

nobody heeds.

A glimpse at nature

confirms that Gaea was ill

with a degenerate cancer

named man.

A hotbed in place of fire,

a violent brushing

tearing the nerves from its head.

A sheet of emptiness

rises in the streets, up the stairs

and in the itineraries of the sky.

Gaea breathes!

Deer leave the pine groves.

Tides of cockroaches

in military battalions

pop out from vases of flowers

violating borders,

invading landscapes.

Poison spreads

undermining freedom.

It is a universal evil,

national sovereignty

slides into the marsh

of worldwide delirium.

In the eugenic sickle,

a pandemic fever,

an invisible vibrating,

an invincible battle

in the hospital wards,

where no soldiers

but doctors and nurses fight.

In the supermarkets, 

check-out assistants sedate

the retaliation of famine panic.

Home turns into a barrier,

a safe distance,

a feasible biosphere

where to reenact ourselves,

where to rethink ourselves.

And, in our resistance,

we must remain

united, alive

and immune.






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