top of page

CASA

  • Laura Bertolini
  • Feb 13, 2014
  • 2 min read

C’era una volta una casa. Era fatta di acqua e pareti morbide. Quella casa era abitata da una grande persona di piccole dimensioni; dopo averla provata per tre mesi, la piccola-grande persona decise che la casa era davvero accogliente e vi rimase. Piano piano la casa si fece più spaziosa e la piccola-grande persona crebbe al suo interno. Sto parlando di un essere capace di sentire, capire e comunicare, che un giorno cominciò a ballare nell’acqua, a percepire la luce esterna e stiracchiarsi col calore del sole. Del mondo fuori conosceva le voci, il tocco di certe inconfondibili mani, la musica. La casa allora si fece troppo piccola e la grande persona, ancora piccola, decise di uscire per vivere nel mondo fuori. E respirò l’aria. C’era una volta la mia pancia piatta, che divenne una casa, che ora non è più una pancia piatta (e mai più lo sarà), che porta con orgoglio la memoria di una splendida esperienza: quella di essere stata abitata. Nostra figlia ha mostrato immediatamente la capacità di sistemare la realtà secondo i propri bisogni, anzitutto compiendo una magia: solamente avvicinando le sue labbra ai miei seni li ha trasformati in una fontana di latte. Mi è stato subito chiaro come abbia un suo piano preciso, al quale dobbiamo portare rispetto. Prima di avere lei tra le mie braccia, non mi ero mai interessata ai bambini, quindi non sapevo niente del loro mondo neonatale. La mia grande scoperta è stata che non c’è niente da sapere, ma c'è tutto da ascoltare.

Dentro il rapporto di madre/figlio ci sono già le nozioni, gli strumenti, le abilità che servono. Peccato che siano poche mamme lasciate stare in pace; in finale una donna si trova in mezzo a un tale chiasso da cedere alla tradizione del "si fa così perché l'ha detto...(nome o relazione)". Si dovrebbe invece rispettare il silenzio comunicativo che c’è tra una mamma e il proprio cucciolo, senza neanche toccarli! Dentro a quel silenzio di sguardi, e solo lì, una madre impara grandi cose sul -e dal- suo bambino. Non si dovrebbe mai prendere l'iniziativa di togliere un bambino dalle mani di una mamma, neanche se si è nonni, zii o fratelli. La madre e il bambino andrebbero lasciati soli a contemplarsi. Ho sempre considerato mia figlia un essere intelligente, arrivata a me già col suo bagaglio di conoscenza, pertanto male ho tollerato le voci stridule d'intorno che la trattavano come se fosse imbecille. Non ho letto i manuali per mamme, non ho neanche avuto il tempo per farlo, oltre che me ne frega poco della pedagogia! Nel silenzio dei nostri sguardi c'è sempre stato tutto l'importante da sapere l'una dell'altra. C'è una sola regola, alla quale non si può transigere: agire sempre con buonsenso mentre si è il buon esempio. Ogni storia è una storia a parte, la relazione madre/figlio è sempre soggettiva. Questa bambina, che abitava nella mia pancia, che era abituata ad ascoltare il battito del mio cuore, si addormentava con il rumore ritmato del mio respiro, un giorno uscirà dalla nostra casa e creerà il suo spazio nel mondo. Sarà uno spazio fatto d'amore, perché, essendo cresciuta nella consapevolezza delle mie braccia avvolgenti, avrà imparato a non avere paura di se stessa e del buio che, ogni tanto, ci circonda.


 
 
 

Comments


Follow Us
  • Twitter Basic Black
  • Facebook Basic Black
  • Google+ Basic Black
Recent Posts

© 2023 by Glorify. Proudly created with Wix.com

bottom of page