RACCONTA LA TUA MACCHINA. L'Azienda Agricola Terramare.
Caro Vincenzo Moretti,
accolgo la tua nuova idea "Racconta la tua macchina" pubblicata sul blog Nòva il Sole24 Ore .Considerando il mio lavoro di poetessa non ho macchine di cui narrarti, fatta eccezione per il computer di cui, sono certa, saranno in molti a parlare. Io ti presento il mio amico Matteo Romani che, insieme a Silvia Burgassi, gestisce l'Azienda agricola Terramare che si trova alla California in Toscana.
Ho sempre avuto una grande stima di questi due ragazzi che, dopo tanti anni di lavoro come animatori di crociera, hanno deciso di tornare a riva e si sono messi a coltivare la terra con passione e dedizione. Pensa, Vincenzo, loro sono gli amici che mi danno il buongiorno per primi perché si devono svegliare prima dell'alba. Silvia e Matteo sono anche i genitori di Leonardo e riescono a gestirsi tra lavoro e famiglia senza mai perdere il sorriso, o cedere alla stanchezza. Per me sono un po' dei super-eroi! Ho chiesto a Matteo di raccontarmi la sua macchina da lavoro, anzi le sue macchine, dato che ne ha usate diverse durante la sua vita e le conosce tutte bene.
MATTEO MI SCRIVE:
"Cara Laura, sulle macchine mi cogli abbastanza preparato! Mi sono diplomato come tecnico delle industrie a indirizzo elettrico. A scuola (l’IPSIA di Vimercate) facevamo come minimo una decina di ore a settimana di laboratorio elettrotecnico in cui praticamente realizzavamo automazioni, anche piuttosto complesse, con il top della tecnologia di quei tempi. Con le macchine in generale ho sempre avuto un certo feeling, le capisco e loro capiscono me.
Ora mi ritrovo con questo trattore, che ho affettuosamente battezzato "BRUTALE".
Il trattore mi aiuta nei lavori pesanti del terreno: aratura, raffinare il terreno, stendere i teli di pacciamatura etc. Purtroppo per il nostro tipo di lavoro ne faccio un uso limitato, coltivando tanti piccoli pezzetti ognuno con una coltura diversa, l’unico uso quotidiano che ne faccio è per la raccolta: ci attacco un pianale e porto tutti gli ortaggi in azienda dove poi li carico sul camion per la vendita diretta del giorno successivo.
Il mio trattore è di una dimensione media, 80 cavalli, è uno degli ultimi modelli Fiat agri prima che questa diventasse New Holland. Direi che praticamente è una macchina perfetta per quanto si poteva concepire ai tempi in cui è stato costruito. "
Silvia e Matteo si sono conosciuti lavorando entrambi per Costa Crociere. I nonni di Silvia possedevano un terreno con una fattoria abbandonati da anni. La prima fantasia, quando decisero di tornare a terra, fu quella di rilevare il terreno e crearci un agriturismo.
"Silvia cercava di farmi capire che non era così semplice e la terra era veramente fatica.
Io ero plagiato dalle immagini idilliache che propongono trasmissioni come Linea verde, Mela verde etc. non avrei mai immaginato che potesse nemmeno esistere un lavoro così faticoso. Non fanno mai vedere quando si raccoglie il radicchio in ginocchio nella neve o quando si trapiantano a mano 3000 piantine di pomodori sotto il sole o quando si torna a casa a piedi nudi nel fango perché gli stivali te li ha mangiati la terra (e meno male che sei riuscito a toglierli in tempo!).
Ho l’impressione che l’agricoltura si stia distaccando dal concetto di trattore; o per lo meno me ne sto staccando io. L’innovazione tecnologica sta iniziando ad accorgersi anche dell’agricoltura: già da una decina di anni ci sono i sistemi di guida autonoma per i trattori che però sono utilizzabili solo su grandissime estensioni. Da qualche anno ho visto che stanno applicando interessanti sistemi robotici per svolgere alcuni lavoretti in maniera autonoma come l’eliminazione delle erbe infestanti o il controllo dei parametri del suolo.
Io ho un sogno, che è quello di realizzare qui da noi una versione in grande e più completa di questa macchina: https://bit.ly/2a9VglW
Praticamente immagino di costruire come un grande carroponte sopra i nostri campi e usare questa tecnologia per fare tutte le lavorazioni necessarie in maniera completamente automatica. Usare il campo come se fosse un foglio in una stampante. Ecco mi piacerebbe riuscire a trovare qualcuno che fosse interessato a iniziare una startup con questo progetto. Se lo trovassi metterei a disposizione un campo e la mia esperienza per testare il progetto, lui però ci dovrebbe mettere l'investimento in denaro! Sinceramente penso che, in una decina di anni, il lavoro fisico nei campi sarà solo un ricordo anche se questo comporterà ulteriori squilibri tra le piccole aziende che non potranno permettersi di fare gli investimenti necessari e le grandi aziende, che invece avranno manodopera a costo 0 e faranno crollare ulteriormente i prezzi dei prodotti, andando a cancellare le piccole aziende. Da questo punto di vista siamo davanti ad una grossa sfida: crescere o morire. Comunque non vedo l’ora di potermi interfacciare con queste nuove tecnologie, se non altro per fare un po’ meno fatica!"
"In realtà la macchina che uso quotidianamente non è il trattore ma la natura. Se vista in questo modo è una macchina molto complessa, che richiede nozioni in tutti i campi per essere padroneggiata. Dalla fisica alla chimica all’idraulica alla meteorologia alla biologia etc. bisogna conoscere bene gli insetti, che ti possono aiutare a tenere a bada un infestazione oppure distruggere il raccolto, i funghi, i batteri che possono avere un ruolo sul tuo raccolto, devi sapere i fabbisogni nutritivi delle tue colture per ottenere i risultati migliori come sapore, colore e come qualità, devi conoscere le caratteristiche fisiche del suolo e come ottenere il risultato migliore quando lo lavori, in che modo l’umidità del terreno influisce sul risultato che andrai ad ottenere etc. etc. etc. Ogni parametro va tenuto sempre sotto controllo come in una complessissima macchina."
LE ALTRE MACCHINE CHE MATTEO HA CONOSCIUTO PRIMA DI DIVENTARE AGRICOLTORE:
Finito l’IPSIA Matteo ha lavorato in una azienda chimica di Mezzago (MI) .
"Mi chiamarono per via del mio diploma con l’idea di farmi fare la manutenzione, ma avevano più bisogno in produzione e quindi finii a fare la colla hot melt. Facevo collanti tecnici per le laminature dei piani di lavoro delle cucine, la macchina che gestivo era composta da due mescolatori da 6 tonnellate ciascuno che si scaldavano fino a 250 gradi, in cui venivano caricati polimeri di gomme, cera e resine, in parte automaticamente tramite dei silos dove erano stoccate le materie prime e in parte manualmente da me. Una volta finita la lavorazione la colla passava in un pellettizzatore che ne faceva delle palline che venivano subito raffreddate da un getto d’acqua per poi venire asciugate tramite talco, messe in sacchi da 25 kg e prelevate da un grande robot che le impilava su un bancale. Bene quel macchinario io quando finivo di lavorare me lo sognavo la notte; cioè aveva decisamente una sua personalità.! Dopo un paio di anni decisi di mollare quel lavoro perché era troppo faticoso... (se ci penso adesso mi viene da ridere) respirare sostanze chimiche tutto il giorno, tutto quel rumore forte e luci al neon non facevano per me. Mi sono iscritto alla SAE di Milano, corso di tecnico del suono. Altra azienda che mi chiamò grazie al diploma, questa volta per Costa Crociere. Le macchine con cui ho avuto a che fare in quella esperienza erano più tecnologiche, più raffinate, gestivo la musica: mixer, effetti, computer, registratori multitraccia. In quegli anni ho avuto a che fare anche con la macchina più incredibile che abbia mai visto e cioè la nave.La nave quando ci abiti dentro per 6 - 7 - 8 mesi la senti anche respirare, ne fai parte e tutto l’equipaggio ne fa parte. Quando con Silvia abbiamo deciso di fermarci, non è stato facile."